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Maggio 2015

 

 

BELLEZZA - SOSTENIBILITA' – CULTURA – TERRITORIO

 

20% delle coste italiane perso irrimediabilmente per impermeabilizzazione e cementificazione

 

Quota 94 per numero di procedure di infrazioni ambientali in Italia da parte dell'Unione Europea (l'Unione invita le autorità italiane ad intervenire presso le autorità regionali competenti al fine di impedire l'ulteriore degrado dei siti protetti)

 

Radon: normative inesistenti nelle abitazioni. Il fattore Radon, privo di normativa nell'edilizia residenziale, non viene tenuto in debita considerazione dalle pubbliche autorità, nonostante l'OMS raccomandi una esposizione inferiore ai 100 Bq/mc. Di conseguenza nella compravendita delle case, diversamente dalla classe energetica, è un fattore non considerato e pertanto ininfluente nel determinarne il valore di mercato. Il numero ufficiale delle rilevazioni di gas Radon sul territorio italiano è risibile se confrontato con altre nazioni.

 

Consumo di suolo e cementificazione per edilizia, opere stradali ed autostradali ritenute strategiche a discapito dell'urgente riequilibrio ferro/gomma, sempre proclamato ma sistematicamente disatteso.

 

Dissesti idrogeologici (Vajont)

Discariche e trattamento rifiuti (Terra dei fuochi)

Inquinamento falde e suolo ad opera di complessi industriali

(Casale Monferrato, Seveso, Bussi sul Tirino, Taranto ...ecc.)

 

Mi chiedo: C'è per caso un problema politico-culturale dell'Italia nei rapporti col territorio?

La mafia in tutto questo gioca certamente un ruolo.

Ma è dall'atteggiamento dei cittadini, dai desiderata di un popolo, che parte un cambiamento reale per rovesciare la situazione.

Più che un contrasto diretto con la mafia mi convince di più togliere l'acqua dove essa nuota. Un po' come farebbe l'antiproibizionismo nei confronti del mercato della droga, come la prostituzione controllata nelle case nei confronti della prostituzione sulla strada.

La mafia si nutre del sistema di valori che noi diamo alle cose: la ricchezza monetaria, la proprietà, i beni posizionali. Costruirsi il proprio giardino come propria sicurezza è un'illusione, il nostro piccolo giardino non è una garanzia di sicurezza, è indifeso e fragile... Meglio pensare ad un giardino esteso come il mondo o almeno al proprio paese come bene comune. Se la Bellezza, la Sostenibilità, la Cultura ed il Territorio fossero valori dominanti, ci sarebbe meno spazio per la mafia, la violenza e la corruzione. Una politica ed una società orientate da questi valori condivisi avrebbe più possibilità di ottenere una economia al servizio dei cittadini e non viceversa cittadini sudditi dell'economia e della finanza. La politica anziché essere subordinata alla finanza.potrebbe esercitare il suo ruolo di controllo e regolamentazione

Una gran parte dei problemi attuali dell'umanità hanno comunque un terreno comune: quello appunto del territorio e della sua gestione. Se si fugge da territori per effetto di guerre, dittature, carestie si andrà a sovraccaricare altri territori di nuovi problemi creando squilibri e nuovi conflitti.

La partita finale dell'umanità nei confronti dei cambiamenti climatici e di un futuro possibile per tutti i popoli nella pace e nella prosperità si giocherà sul territorio e sulla capacità della politica di gestirlo.

Da un corretto rapporto dell'uomo con il territorio e le sue risorse, ed in generale con la natura, discende un corretto rapporto dell'uomo con i suoi simili che dovrebbe poi essere il fine della politica o almeno la bussola dell'agire politico.

Scannarsi per il dominio delle risorse fossili, per esempio, porta a squilibri economici, conflitti, oltre che danni ambientali: l'Isis si finanzia in parte con il petrolio e l'Isis comunque non ha nei suoi orizzonti la bellezza, la sostenibilità, la cultura e il territorio.

La mobilità sostenibile, tema che noi qui trattiamo, svolge un ruolo fondamentale nei cambiamenti necessari volti ad uno sviluppo sostenibile. Punto nodale e centrale in quanto in essa si snodano, convergono e si incrociano scelte individuali e scelte collettive. Importanti le une quanto le altre: i grandi cambiamenti sono frutto anche delle piccole cose che ognuno di noi quotidianamente fa o sceglie.

La mobilità sostenibile è pertanto la cartina di tornasole della reale volontà politica di operare per uno sviluppo equo e sostenibile atto a contrastare i cambiamenti climatici (la minaccia più grave per il futuro e la sopravvivenza della nostra specie, oltre alle guerre) con politiche tese a ridurre il dominio dell'automobile o del mezzo privato a favore dell'efficienza di trasporti pubblici con opportuni investimenti. Soprattutto nelle infrastrutture ferroviarie urbane e regionali. Ovviamente questo da solo non basta ma comunque resta determinante la spinta dei singoli cittadini come delle istituzioni o autorità pubbliche.

Alla vecchia ma sempre valida espressione: Libertà, uguaglianza e fratellanza aggiungerei sostenibilità anche se forse a ben pensarci era inclusa embrionalmente nella fratellanza, intesa come fraternità intergenerazionale.

 

 


Chiediamoci:

Perché nel Paese dell'Arte e della Bellezza la regione celebrata come la più verde d'Europa è invece tra le più carenti in infrastrutture ferroviarie?

Nel suo territorio si snoda la ferrovia più lenta d'Italia, pur collegando la capitale a Pescara, e le altre tratte regionali non fanno di molto meglio.

I Parchi, le aree protette, insieme alla salvaguardia dell'ambiente, non si dovrebbero coniugare con la mobilità sostenibile? Ed appunto ancor di più, nel caso dell'Abruzzo, per rafforzarne l'immagine ecologica e verde?

Si potrebbe verificare il paradosso che un cittadino Aquilano intenzionato a prendere il frecciarossa a Roma per raggiungere velocemente Milano sia costretto ad utilizzare la propria auto magari investendo un orso nel tratto autostradale che collega l'Aquila alla capitale. Ah, è già successo?

In questi casi Roma, già di suo ingolfata di traffico e smog, accoglie l'ennesima auto in ingresso proveniente dall'esterno per carenza di infrastrutture ferroviarie decenti o degne di un paese civile.

Riguardo all'orso qualcuno potrebbe obiettare che anche un treno potrebbe investire un orso, faccio però notare che i treni non passano con la stessa frequenza delle automobili.

Meno male che abbiamo la regione più verde d'Europa e qualche volta nelle città viene celebrata la messa della domenica senza auto.

Si è vero, l'ho già detto altre volte, ma tanto sono io solo a metterlo in evidenza.


ETICA DELLA TERRA

Giugno 2015

Ciò che dà un senso di realtà ai rapporti fra gli esseri umani è il terreno comune sul quale poggiano ... la Terra appunto.

L'etica che riferiamo ai rapporti interumani non sfugge al rapporto etico profondo che l'uomo consapevole o no intrattiene con la Terra. Non sono slegate fra loro, a mio modo di vedere sono indissolubili.

Signori miei (vorrei che lo dicesse Matteo), se non abbiamo un buon rapporto con la Terra, il territorio, l'ambiente, inevitabilmente non lo avremo neanche coi nostri simili e tanto meno con le future generazioni.

Perché sostrato e presupposto di qualunque sviluppo economico, sociale, civile e culturale è l'integrità e salubrità della Terra. Se, al contrario, dalle nostre politiche raccogliamo solo frutti avvelenati dalle inique distribuzioni della ricchezza, dalla disparità di accesso alle risorse naturali, dall'impoverimento delle fonti della vita, avremo solo conflitti, diseguaglianze, carestie, invivibilità ed in sostanza inciviltà.

Il manifesto di una nuova sinistra dovrebbe partire da qui, dalla consapevolezza che l'uomo si lega al territorio in qualunque sua espressione compresa quella economica. Pertanto lo sviluppo economico non può che coniugarsi con la sostenibilità ambientale.

Bellezza, territorio, cultura e sostenibilità sono i principi o valori che dovrebbero guidare la politica, in particolare quella della sinistra dove nella sua visione storica non c'è mai stato spazio (a parole) per lo sfruttamento né dell'uomo né della natura. Se utopicamente il mondo assumesse come guida questi valori, se ogni azione politica si fondasse più autorevolmente su questi principi forse si potrebbe uscire con più facilità dalle attuali crisi economiche e sociali nonché dalle guerre, dal terrorismo, da visioni integraliste che limitano ed impediscono all'umanità di progredire nella libertà, uguaglianza e fraternità con una nuova visione del mondo come casa comune.


Interrogativi e possibili risposte

Giugno 2014


Perché sulle complanari della A24 fervono i lavori autostradali di quadruplicamento mentre sul fronte del raddoppio della ferrovia Lunghezza-Guidonia è calato il silenzio dopo gli sbandierati proclami dell'apertura dei cantieri entro settembre 2013? Ciò non farà altro che aumentare la massa degli autoveicoli in entrata su Roma Est.

Perché abbiamo l'Autostrada e non la ferrovia dei Parchi? In quella direttrice abbiamo l'entroterra abruzzese con i suoi parchi e poi il mare con il porto ed aeroporto di Pescara. Risorse su cui non si investe in modo adeguato ed eco sostenibile. Magari invece si "investono" gli orsi sull'Autostrada per carenza di infrastrutture ferroviarie! Intollerabile che i tempi di percorrenza della ferrovia Roma-Pescara, per un percorso di 240 Km, si attestino tra le 4 e le 5 ore, certo la TAV in Val di Susa è più importante!

La mia risposta è che al nostro paese manca una visione della mobilità, sia per le cose che le persone. Il trasporto delle merci avviene al 90 per cento su gomma quando è risaputo che su ferro i costi si riducono dal 50 al 70%. Il treno, a parità di tonnellate trasportate, richiede un consumo minore di energia. Da questi numeri si capisce che la politica dei trasporti è strettamente connessa all'economia e all'ambiente. Per ridisegnare e ricostruire un paese in crisi si può ricominciare anche da qui. Dalla cura del territorio e dalle sue infrastrutture. Ci indebiteremo? Ciò non ha importanza se gli investimenti vanno nella giusta direzione. Cambiando il paradigma della mobilità cambia anche quello dell'economia e dello sviluppo. Se non cominciamo a contrastare le lobbies del cemento, dell'asfalto, delle opere autostradali e del petrolio i mezzi offerti ai pendolari saranno sempre elemosine di un economia e di una politica estranea ai nostri problemi e agli interessi generali di una comunità. Il treno e le ferrovie non sono solo dei mezzi offerti ai pendolari (come regali di spesa pubblica strappati al bilancio dello stato) ma perni di una strategia economica e di una mobilità sostenibile estesa a tutti, turisti compresi. 


Il trenino dell'Avisio

Giugno 2014

 

Da Roma un convinto sostegno alla vostra lotta e proposta per il trenino dell'Avisio.

 

Il treno ha perso la sfida con l'automobile nel secolo scorso. Adesso ha l'occasione di una rivincita. I cambiamenti climatici sono li a monito dell'insostenibilità dei modelli economici, energetici, di produzione e consumo finora perseguiti. Ma per un futuro sostenibile i trasporti e la mobilità restano temi centrali e cartina di tornasole della reale volontà di cambiamento soprattutto perché legati a stili di vita e scelte comportamentali oltre che infrastrutturali che vanno profondamente modificate. Sempre più evidente è l'insostenibilità dell'automobile come mezzo dominante nella mobilità.

La crisi economica ed ambientale ci offrono l'occasione per rivedere i nostri modelli di sviluppo, i nostri valori e quindi i desiderata che li sottendono.

Nel secolo scorso l'automobile si è affermata come simbolo di libertà e flessibilità ma adesso possiamo vederla per quello che è realmente, e cioè come l'estensione del nostro ego ai limiti della sua sagoma di lamiera in una misera illusione di mobilità e libertà. Infatti la vediamo nel traffico, sempre più spesso, prigioniera di se stessa! Che dire poi dei blocchi del traffico nelle città per superamento dei livelli stabiliti per le polveri sottili? Il numero dei cavalli vapore che immettiamo nelle strade urbane ed extraurbane sono esorbitanti e sovradimensionati rispetto alle nostre reali esigenze di mobilità. Illusoria una motorizzazione mondiale sempre crescente: il pianeta non la sosterrebbe, purtroppo le tendenze sembrano queste.

i cambiamenti culturali nella società civile devono precedere quelli politici. La classe politica per tornaconto elettorale difficilmente si espone all'innovazione se non trova consenso in una base sociale.

Personalmente da Roma in occasione delle mie vacanze vengo con il treno a Trento o Bolzano e poi mi sposto nei dintorni dolomitici con i mezzi pubblici su ferro e su gomma comprese le funivie avvalendomi delle mobilcard offerte dall'organizzazione turistica di Bolzano. Queste formule andrebbero estese e pubblicizzate. Ma sinceramente debbo dirvi che intorno a me, tra amici, conoscenti, colleghi e parenti vedo altri tipi di scelte: quelle che ancora privilegiano l'automobile.

Questo è il punto: dobbiamo riconoscere un valore a modelli di mobilità che limitano o riducono l'uso e l'abuso dell'automobile? Dobbiamo sensibilizzare l'opinione pubblica favorendo una maggiore domanda di mobilità sostenibile?

E allora in attesa che maturi la società civile perché non proviamo a creare in ambito turistico delle associazioni che mettano in sinergia la domanda di mobilità sostenibile con Trenitalia, i TPL e TPR e le strutture turistiche? Oltre le Alpine Pearls?

Pacchetti turistici che comprendano, per esempio nel caso di Roma, uno sconto sul frecciargento (che ha costi non certo incentivanti come tutta l'AV) e magari sconti su artigianato, eventi, mostre e prodotti tipici oltre che abbonamenti scontati o gratuiti sul trasposto pubblico locale o regionale. Questo potrebbe fare da supporto e offrire una migliore visibilità ad una domanda di nuove ferrovie regionali come il trenino dell'Avisio e legare il discorso della promozione e valorizzazione dei territori a questi progetti infrastrutturali. Queste associazioni potrebbero avere anche un ruolo nella richiesta di ripristino dei treni notte su lunghe distanze.

Spero di non essere da Roma l'unico a sostenere questo tipo di domanda e di scelte.

L'Alta velocità è poi uno dei temi attualmente in discussione e fonte di conflitti sociali, come la Tav in Val di Susa. Kris De Decker pone interessanti considerazioni sul ruolo che sta assumendo l'AV nello smantellamento, abbandono, scarsa manutenzione e chiusure di linee regionali.

La mia opinione è che l'alta velocità non si completa con il noleggio a destinazione di una autovettura ma con efficienti reti ferroviarie regionali ed altrettanti efficienti TPL. Ai movimenti NO TAV suggerirei di aggiungere alla loro sigla: NO TAV, SI Ferrovie!!

Io sostengo il Turismo senza Auto con un modello visibile e premiante, come quello della bandiera blu, al raggiungimento di un determinato standard infrastrutturale, soprattutto ferroviario, ma l'ipotetica associazione da me vagheggiata potrebbe chiamarsi Turismo e mobilità sostenibile (TEMS), Mobilità turistica sostenibile (MTS) o in tanti altri modi. Gli associati come promotori di un nuovo sviluppo ed una nuova mobilità a sostegno di iniziative come quella del trenino dell'Avisio. Personalmente sognavo uno sviluppo della Trento Marilleva fino alle ferrovie retiche (al mitico trenino rosso del Bernina che raccoglie turisti da tutto il mondo come suo bacino di utenza) poi da Trento, attraverso le valli di Fiemme e di Fassa, il trenino dell'Avisio. Resta il Cadore orfano della ferrovia delle dolomiti e per il quale ancora si sente proporre il prolungamento dell'Autostrada fino a Tai di Cadore dimenticandosi della ferrovia, oltretutto in spregio al Protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi, ma del resto da noi si sa: gli interessi delle lobby del petrolio, dell'asfalto e del cemento la fanno da padrone complice il consenso di buona parte dei cittadini. La storia si ripete con lo stesso copione, quello per il quale da Roma in direzione dell'Adriatico, mi ritrovo "l'autostrada dei parchi" ma non "la ferrovia dei parchi" per lungimiranti scelte sulla mobilità avvenute negli anni 60 quando si privilegiarono le autostrade a scapito delle ferrovie che rimasero quelle progettate nell'800 o inizi del 900. Come quella dell'Avisio purtroppo ancora non realizzata. Ma se ancora fosse stata realizzata non escludo che avrebbe potuto fare la stessa fine della suddetta e rimpianta ferrovia delle dolomiti.

Torniamo sempre al nodo delle scelte che determinano il tipo di futuro che ci meritiamo.

Concludo e chiedendo scusa per la mia prolissità con una frase che ripeto spesso: "le ferrovie ed i treni non sono solo dei mezzi offerti ai pendolari ma perni di uno sviluppo e di una mobilità sostenibile per tutti". Da questo passaggio mentale o convincimento dipenderà il disegno del nostro futuro.

 

Ringrazio per la pazienza e l'attenzione.


Inviato al Piano Mobilità Lazio

 

La mobilità sostenibile, nella mia visione, non si riduce al TPL ma è anche e soprattutto inter-TPL. Se il fine è, per i tanti motivi che sappiamo, ridurre il traffico veicolare privato in favore di quello pubblico, è la mobilità nel suo insieme che va considerata, cioè il TPL integrato con il trasporto pubblico regionale ed interregionale. L’uno sostiene l’altro in una visione a 360 gradi. Se ci si limita al solo TPL la mobilità sostenibile non si sostiene. Avremo in ingresso nelle aree urbane autoveicoli provenienti da altre aree urbane. Occorre insomma ridurre la propensione ad utilizzare il mezzo privato in tutte le occasioni di spostamento sia pendolare che occasionale o turistico. Ovviamente occorrono scelte diverse e la cura del ferro riguarderebbe anche le ferrovie regionali ed interregionali che sono l’ossatura di una mobilità sostenibile. Una occasione per ridisegnare città e territori compatibilmente alle esigenze ambientali e ad uno sviluppo sostenibile. Altrimenti avremo da una parte, nelle città, le solite domeniche ecologiche senza auto e dall’altra tagli e mancati investimenti sulle ferrovie regionali: la mobilità sostenibile … che non viene sostenuta! Se occorrono degli esempi basti guardare le vicende della Roma-Pescara, dove recenti scelte del governo hanno tagliato investimenti sulla sua velocizzazione non ritenendoli prioritari nella legge di stabilità ma li, si sa, tra la capitale e la regione più verde d’Europa i pendolari e i turisti devono sfrecciare non con le frecce rosse, argento o bianche ma con le loro utilitarie sull’autostrada.

Dalle pagine di Abruzzo24ore 5/2/2015: (Forum Ansa)

“il governatore D’Alfonso, confermando il suo interesse per lo sviluppo delle infrastrutture e il recupero del deficit ”storico del ferro in regione, quando per decenni sono state realizzate zero opere, preferendo investire su gomma e asfalto”. “


Al PIANO MOBILITA' LAZIO

 

Chiedo come si pensa di intervenire su una criticità non espressamente considerata: mi riferisco alla programmazione regionale del trasporto su ferro nella quale spesso ferrovie in partenza dalla capitale vengono trasformate nell'iniziale tratto urbano e suburbano in ferrovie metropolitane generando il noto conflitto tra pendolari suburbani e quelli a più lunga percorrenza regionale o interregionale. Altri cittadini hanno espresso tale tipo di problema che io definisco come il problema della coperta troppo corta. Per risolverlo a mio parere si dovrebbe aumentare l'offerta ferroviaria (la coperta) con opportuni investimenti in particolare sulle ferrovie a binario unico. Un esempio su tutti: la Roma-Tivoli (FL2) in conflitto con la Roma-Pescara. Cito spesso questa ferrovia perché la ritengo indice dell'offerta ferroviaria nel suo insieme: è la più lenta d'Italia pur collegando la capitale con l'adriatico, è la meno citata se non nei guasti e disservizi ed è pur sempre una ferrovia reale e non ...un modellino della Rivarossi! Faccio notare che la notevole differenza nella qualità e nell'offerta in particolar modo riferite alla velocità ed alla frequenza tra due linee ferroviarie regionali in partenza dalla capitale, come la citata Roma-Pescara (60 Km/ora) e per esempio la Roma-Civitavecchia (84 Km/ora) è indice di problematicità nel sistema ferroviario e di evidente disequilibrio ed inefficienza nel sistema regionale e interregionale dello stesso. Gradirei una risposta come riconoscimento della mia partecipazione da semplice cittadino, altrimenti è come essere nella mia pagina Facebook di "Turismo senza auto" dove mi parlo da solo.


ARRIVARE AD AVEZZANO                    

Corrispondenza intrattenuta con il comune di Avezzano

Inviato: Lunedì, 10 marzo 2014 22:49:29

Oggetto: Arrivare ad Avezzano

 

Trovo veramente sconcertante e deludente che nella pagina "Arrivare ad Avezzano" del Vostro sito ufficiale: http://www.comune.avezzano.aq.it/ , un portale per altro ben fatto e completo, vi sia la totale mancanza di ogni riferimento ferroviario come se Avezzano non possedesse una stazione ferroviaria o fosse privo di collegamenti ferroviari.

E il Turismo senza auto? La mobilità sostenibile? Chi come me sceglie di viaggiare in treno e di utilizzare poi sul posto i mezzi pubblici? Dove sono le indicazioni dei mezzi pubblici da utilizzare per raggiungere dalla stazione (Piazza Matteotti) i vari punti di interesse della città come il Parco Torlonia o il santuario della Madonna di Pietraquaria?

Sconcertante il fatto che siano invece altri siti e non quello ufficiale, nella sezione "come arrivare", a porre il treno al primo posto, ed in evidenza, seguito dagli altri mezzi: bus e auto. Certo che in una regione che possiede l'autostrada dei Parchi ma non la ferrovia dei Parchi, per lungimiranti scelte sulla mobilità avvenute negli anni 60, non c'è da attendersi altro, è l'inevitabile conseguenza. Questo nostro paese in crisi ma dal grande potenziale turistico è percorribile solamente con l'automobile? Salvo poi quando le città sono chiuse al traffico veicolare per l'aria irrespirabile. Non siamo capaci di immaginare altro? Io sogno un futuro sostenibile in cui la mobilità resta un tema centrale e dove la città di Avezzano ne sia interprete e protagonista.

Per favore correggete la pagina come arrivare inserendo le informazioni ferroviarie: verrò come turista ad Avezzano con il treno.

Roma

Roberto Luffarelli

alias Turismo senza Auto

 

Risposta ricevuta la mattina dell' 11 marzo 2014

 

La ringrazio per la segnalazione che è stata trasmessa immediatamente al competente ufficio per le opportune integrazioni sul nostro sito. Da Roma può raggiungere in treno Avezzano dalla Stazione tiburtina con la linea che collega la Capitale a Pescara. Dalla Stazione di Avezzano, con le autolinee regionali ARPA può raggiungere le località circostanti come per esempio il Parco Nazionale d'Abruzzo.


Commento inviato al quotidiano Leggo in risposta all'articolo "Bellezze on the road - Sei in un paese meraviglioso"

Turismo senza Auto, schierato per una mobilità sostenibile, esprime la più netta distanza da iniziative di tal genere. Non si può voler bene ad un paese incrementando ed alimentando uno dei mali che maggiormente lo affliggono cioè l'eccessiva motorizzazione, responsabile di traffico, incidenti, stress, costi sociali, inquinamento e cambiamenti climatici. Ci ricordiamo di questo solo quando ipocritamente celebriamo nelle città la messa delle domeniche senza auto. Stranoto è lo squilibrio modale tra ferro e gomma. Questo nostro Paese, bello e dal grande potenziale turistico, è percorribile soltanto con l'automobile? Sogno un futuro sostenibile dove il turismo possa coniugarsi con la mobilità sostenibile e quindi con un Turismo senza Auto per quanto possibile. Le autostrade hanno sostituito la colonna vertebrale del paese, che una volta era costituita dalle ferrovie, per una modernità che non so quanto sia lungimirante e sostenibile. Siamo in un paese meraviglioso ma squilibrato ed irresponsabile nelle scelte di mobilità e relative infrastrutture.

A quando Bellezze on the railway?

(commento non pubblicato nonostante una nota di protesta)



Uomini, cavalli e desideri

Nel passato le esigenze della mobilità venivano soddisfatte dai cavalli, solitamente nel rapporto di un cavallo per un uomo. Adesso vediamo spesso nelle vie urbane un uomo trasportato da più di 300 cavalli vapore. Un Suv, occupato solo dal conducente, di oltre 400 CV di potenza è qualcosa di insostenibile soprattutto nell'impiego urbano. Non solo quindi per una questione di impatto ambientale dovuto all'energia impiegata per costruire il veicolo ed al consumo di derivati del petrolio ma anche per l'occupazione di spazio stradale e causa del traffico veicolare oltre che di inquinamento acustico. L'automobile che nell'immaginario collettivo è simbolo di libertà ed autonomia è in realtà prigioniera del traffico, prigioniera di se stessa! Rendendo omaggio alla tecnologia ed all'ingegneristica umana e quindi non tornando ai cavalli come mezzi di locomozione, potremmo però migliorare il trasporto pubblico, in termini di efficienza, frequenza, velocità e puntualità sostituendolo all'uso ed all'abuso dell'automobile. È triste vedere in una via urbana un bus pubblico fermo nel traffico veicolare, ed è particolarmente insopportabile vedere con gli occhi di un utente del bus stesso, quella teoria infinita di veicoli ostacolanti il mezzo pubblico trasportare, molto spesso, il solo conducente.
L'uso dell'auto è sostenuto da un mercato, stili di vita, modelli di produzione e consumo che sempre più spesso sono costretti a fare i conti con l'ambiente, prova ne sia la chiusura al traffico veicolare nelle città per rendere l'aria più respirabile. La proposta del car pooling convince poco: l'obbligo di osservare degli orari per incontrarsi con gli altri utenti vanifica la presunta libertà e flessibilità dell'auto ed a quel punto tanto vale usare il mezzo pubblico reso più efficiente. Più convincente è il car sharing: dal possesso dell'auto al suo uso.
Insomma la crisi economica è sempre più intrecciata con la crisi ambientale. Questa è l'occasione allora per rivedere i nostri stili di vita, per immaginare nuovi e diversi modelli di sviluppo, diversi da quelli che ci hanno condotto alla crisi e quindi evitando di riproporli.
Uno dei passaggi fondamentali per modelli di sviluppo sostenibili è nel cambiamento dei modelli di mobilità che almeno negli spostamenti pendolari deve avvenire esclusivamente con trasporto pubblico modificando i desiderata profondi della nostra psiche. Dal modello autocentrico di dilatazione del nostro ego alle dimensioni della macchina occorre passare ad un modello pubblico, condiviso e responsabile. Ci sono città come Amsterdam e Madrid in cui la mobilità è sostenuta per oltre il 70 per cento dai mezzi pubblici, incentivando il loro uso e disincentivando il mezzo privato. La cosa quindi è possibile. Ma deve avvenire prima di tutto nelle nostre teste passando da una visione privatistica ad una collettiva e pubblica. La mobilità sostenibile si sostiene prima di tutto nelle nostre teste .
Dobbiamo convincerci che la domanda e l'offerta di auto è sovradimensionata rispetto alle reali esigenze della mobilità così come lo sono il numero di CV che mettiamo in circolazione sulle strade. Se aspettiamo che anche il miliardo di cinesi ci segua nei nostri modelli di sviluppo per raggiungere o addirittura superare il nostro tasso di motorizzazione vuol dire che il nostro futuro non avrà i colori del verde né dell'azzurro e che teniamo molto alla qualità della vita. Sono i desiderata che sottendono il modello politico-economico-culturale della società e se non cambiano i nostri desiderata non cambia in meglio il nostro mondo.

Finché l'auto dominerà i desideri delle persone, anche come status symbol, e la pubblicità non farà che bombardarci di offerte d'auto e finché il nostro linguaggio sarà infarcito di parole ed espressioni che fanno simbolicamente ricorso all'auto ed ai motori come ...mettere benzina nel motore dello sviluppo... pigiare l'accelleratore... ecc., non faremo grandi passi verso un futuro sostenibile.
Una cura del ferro la dovrebbe fare anche il nostro linguaggio!
Dobbiamo cambiare i desiderata, TsA vuole fare da supporto a questo indispensabile cambiamento.